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Nelle democrazie capitalistiche le tendenze egualitarie e concorrenziali hanno messo in crisi le gerarchle, esplicitando le contraddizioni interne ai process sociali. Tutto ciò ha comportato uno stravolgimento emotivo, che le scienze um chiamano modernità, e con cui ancora oggi dobbiamo fare i conti. Una delle dim emotive più significative, in tal senso, è il risentimento. Il risentimento è un'emozione invadente: non si limita a intaccare la vita privata, ma domina anche, in maniera subdola o esplicita, la sfera pubblica. Figlio delle promesse mancate della modernità, il risentimento è una risorsa energetica ambigua: si può trasformare in forza disgregante o in tendenza aggregante, può aprire ferite non rimarginabili o accendere il desiderio di un cambiamento radicale. Non riconducibile a un fenomeno psichico meramente intraindividuale, è un'emozione sociale contrassegnata da peculiari dinamiche storicamente e culturalmente situate. Numerosi sono gli studiosi delle scienze umane che hanno dato vigore alla fenomenologia del risentimento, da Friedrich Nietzsche a Max Scheler, da Thomas H. Marshall a Rene Girard. Il libro ne da conto per tratteggiare una visione d'insieme e avviare un'analisi delle modalità di autoregolazione sociale di questa emozione specifica delle società plurali e globali.